Storia della lupa Lilith

Si chiama Lilith e la sua storia di incontro con l’uomo è iniziata il 9 giugno 2013 quando allo stremo delle forze si è rifugiata nel recinto delle pecore di un agriturismo sulle colline bolognesi.

L’iniziale preoccupazione dei proprietari è ben presto divenuta consapevolezza che l’animale, zoppicante e infestato da numerosissime zecche, era in grande difficoltà e aveva bisogno del loro aiuto… nonostante fosse un lupo. Per una volta, infatti, il più temuto dei predatori è diventato oggetto della compassione di colui che la letteratura vuole da sempre come suo acerrimo nemico. Intorno alle ore 10 è stato proprio il pastore che ci ha contattati richiedendo il nostro intervento.

Dopo aver informato la Polizia Provinciale, ci siamo recati sul posto. Non appena arrivati le gentilissime persone che ci hanno accolto e l’agente della Polizia Provinciale ci hanno mostrato che il lupo era ancora nel recinto e tutto sommato era piuttosto tranquillo. Non abbiamo faticato molto a catturarlo; con un po’ di pazienza, evitando inutili stress per l’animale, è bastato avvicinarsi con la gabbia di trasporto e la lupa, dopo pochi tentativi, con un piccolo aiuto è entrata nella gabbia senza opporsi.

Durante il viaggio verso il Centro Lilith, una giovane femmina di circa 2-3 anni, si è acciambellata stremata e si è addormenta.

Nonostante il bellissimo e folto pelo nascondesse in parte l’estrema magrezza e la forte disidratazione, dopo la prima visita e le prime indagini, i veterinari hanno potuto accertare che le sue condizioni erano piuttosto gravi.

Le analisi e gli esami hanno infatti rivelato, oltre ad una importante anemia e un’alterazione di alcuni altri parametri ematici, la positività ad una delle principali malattie da zecche.

Le radiografie invece, hanno purtroppo mostrato uno schiacciamento di due vertebre toraciche e tre recenti fratture del bacino molto probabilmente riconducibili ad un investimento da parte di un’automobile.

Dalle radiografie si è potuto inoltre riscontrare la presenza di un pallino di piombo di piccolo calibro, a raccontarci ancora un tentativo di bracconaggio compiuto nei confronti di un lupo che questa volta però è stato più veloce o forse solo un po’ più fortunato.

La lupa, grazie alle cure e alle terapie, già durante le prime due settimane dal soccorso ha mostrato buoni segni di ripresa e i veterinari non hanno ritenuto opportuno intervenire chirurgicamente sulle fratture del bacino.

I contatti con l’uomo sono stati ridotti al minimo necessario per le cure e l’animale è stato costantemente monitorato da una telecamera interna alla struttura di accoglienza.

Dopo aver inviato un campione ematico al laboratorio di genetica dell’I.S.P.R.A. (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), è stata portata avanti un’indagine sul DNA per identificare il genotipo della lupa.

La lupa, che non era mai stata campionata prima, è risultata appartenere alla popolazione italiana di Canis lupus.

Da subito l’obiettivo che ci siamo posti è stato quello di poter riabilitare Lilith nel minor tempo possibile e permetterle il ritorno in natura.

 

A 28 giugno 2013 Gli esami del sangue hanno dato un riscontro molto positivo: l’anemia era rientrata così come altri valori non nella norma.
Lilith aveva iniziato ad interagire con l’ambiente esterno ed era molto incuriosita dal bosco che aveva intorno; i suoi progressi erano evidenti e accettare la cattività senza stress le ha consentito di avere una ripresa sicuramente migliore.

Guarda il video!

Ad un mese esatto dal suo recupero Lilith ha cominciato a migliorare a vista d’occhio e molto più velocemente delle aspettative pertanto il 3 luglio 2013 è stata trasferita nel recinto di riabilitazione.

In occasione della sedazione effettuata per il trasferimento, l’animale è stato visitato dai veterinari del Centro e sono state effettuate le radiografie e le analisi ematiche di controllo.

La grave anemia era completamente rientrata e tutti i valori ematici erano pressoché nella norma.

Le radiografie hanno mostrato come le fratture fossero ormai stabili, infatti, i passi incerti e il deficit neurologico alle zampe posteriori dovuto alle fratture del bacino, erano completamente rientrati e Lilith ha ricominciato a correre senza apparenti difficoltà.

Anche dal punto di vista comportamentale ha recuperato completamente tutti gli atteggiamenti tipici della specie, in primis l’elusività ma anche l’estrema diffidenza nei confronti dell’uomo, che le sarà preziosa alleata per proteggersi da chi, già una volta, ha tentato di colpirla.

In questa fase il recinto, all’interno del quale Lilith è stata controllata costantemente da alcune videocamere all’infrarosso, è stato fondamentale per il recupero del peso e del tono muscolare.

Guarda il video!

La sera dell’11 luglio, al secondo e consueto controllo della giornata, Lilith, mostrava un’anomalia dell’andatura.

Allarmati abbiamo tempestivamente contattato il nostro neurologo di fiducia che altrettanto tempestivamente ha ritenuto opportuno effettuare una risonanza magnetica. Venerdì 12 luglio ci siamo recati presso l’Ospedale Veterinario San Michele (LO) dove l’esame ha purtroppo evidenziato una discospondilite tra la 12a e la 13a vertebra toracica ovvero un’infezione a carico del disco intervertebrale che ha causato una forte instabilità vertebrale e il conseguente rischio di paralisi dell’animale.

Ciò che è capitato a Lilith nel recinto è paragonabile a ciò che capita ad uno sportivo quando riprende l’attività dopo un infortunio: il movimento naturale della colonna vertebrale nei primi sei giorni di maggior attività, infatti, ha inaspettatamente portato all’insorgere in maniera iperacuta della patologia.

L’unica cosa che ci ha consolato è come la riabilitazione nel recinto, e quindi in un più ampio spazio, abbia permesso di mettere in evidenza una problematica che non si sarebbe altrimenti manifestata e riconferma l’importanza, durante il percorso riabilitativo di un animale che ha avuto traumi così rilevanti, di una valutazione all’interno di un’area più estesa, prima di decidere per il rilascio.

Eravamo tutti molto sconfortati per questa situazione poiché sapevamo che necessariamente avrebbe portato Lilith a dover rimanere in cattività molto più a lungo del previsto, aprendo molti interrogativi sul suo futuro.

Insieme ai veterinari e all’ortopedico, che aveva vagliato anche la possibilità di intervenire chirurgicamente sulla colonna vertebrale, abbiamo deciso di non operarla visti soprattutto i rischi legati alla chirurgia stessa. Lilith ha iniziato tutte le terapie prescritte ed è stata nuovamente trasferita nella struttura di degenza dove è stata tenuta a riposo e sotto stretto controllo.

Eravamo consapevoli che la situazione era molto delicata e che, qualora tutto fosse andato per il meglio, i tempi previsti per la sua completa guarigione non sarebbero stati inferiori a 2 -3 mesi.

Lilith, trascorse circa due settimane dalla risonanza magnetica, si mostrava molto tranquilla, accettando di buon grado le cure e la degenza.
Sono stati nuovamente effettuate le analisi del sangue di controllo, che hanno evidenziato un notevole miglioramento dell’infezione; inoltre, a seguito delle radiografie di controllo alla colonna vertebrale, il nostro neurologo di fiducia ha ritenuto opportuno ripetere la risonanza magnetica per valutare l’andamento del suo delicato percorso di riabilitazione.

Come previsto abbiamo portato la lupa Lilith all’Ospedale Veterinario San Michele (LO) per ripetere la risonanza magnetica di controllo.

Il veterinario neurologo, insieme a tutti noi, era stupito dall’incredibile miglioramento avvenuto in un tempo così breve. L’infezione alla colonna vertebrale, infatti, era notevolmente migliorata, scongiurando il rischio della paralisi per cui si temeva.

Inaspettatamente però, tutti gli accertamenti svolti hanno evidenziato l’insorgere di una grave problematica ad un rene; è stata una fortuna che i veterinari abbiano potuto riscontrare così tempestivamente la patologia in atto, perché questo ha permesso loro di risolverla, intervenendo con una chirurgia d’urgenza.

Nonostante un percorso così complesso e pieno di imprevisti, non abbiamo mai perso la speranza di vederla nuovamente libera: questa giovane lupa ci ha infatti dimostrato giorno dopo giorno la sua grande voglia di vivere, la sua pazienza nell’accettare di buon grado le cure e la sua incredibile tenacia tanto da riuscire a riprendersi velocemente anche da questo ennesimo risvolto della sua situazione. Dopo il necessario periodo di recupero post-operatorio, visti i grandi miglioramenti di Lilith, il 18 agosto si è deciso di trasferirla nuovamente nel recinto per riprendere finalmente la sua riabilitazione motoria.

Ancora una volta il destino si è mostrato avverso e purtroppo, durante uno dei quotidiani controlli di routine, Lilith ha nuovamente mostrato un peggioramento della sua deambulazione.

Il neurologo ha ritenuto opportuno ripetere ancora una volta la risonanza magnetica per cercare di capire che cosa avesse portato a questo nuovo peggioramento; il 28 agosto, a seguito delle risposte avute dalla risonanza, Lilith è stata sottoposta ad un breve ma delicato intervento chirurgico di decompressione del midollo spinale: la disco spondilite che si era evidenziata nel mese di luglio aveva provocato infatti una deformazione vertebrale che, a sua volta, ha determinato uno schiacciamento del midollo stesso.

Dopo altre tre settimane di terapia e assoluto riposo nella struttura di degenza, Lilith ha finalmente ripreso una deambulazione corretta e, con immensa gioia e soddisfazione di tutti noi, l’11 settembre 2013 è stata nuovamente trasferita nel recinto di riabilitazione per il necessario periodo di monitoraggio prima del rilascio in natura.

Il rilascio in natura

Vista la complessità del suo percorso riabilitativo, non possiamo nascondere i nostri timori per una possibile nuova ricaduta di Lilith, ma la forza di questa giovane lupa ci ha davvero commosso e colpito.

A fine settembre è finalmente arrivato il giorno tanto atteso e, con la commozione e la gioia di tutto lo staff, Lilith è tornata libera tra i suoi boschi.

Quello ottenuto con la lupa Lilith è stato un risultato molto importante anche in considerazione delle scarse informazioni che si hanno sul destino degli animali recuperati e rilasciati in natura, soprattutto dopo una riabilitazione così lunga e complessa.

Proprio per questo il Centro Recupero Monte Adone, la Provincia di Bologna e il Wolf Apennine Center del Parco Nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, hanno deciso di formalizzare un accordo di collaborazione per il monitoraggio post rilascio di questo esemplare.

La lupa Lilith è stata infatti dotata di un radiocollare satellitare GPS – GSM, dotato di meccanismo drop off (sganciamento automatico dopo circa un anno e mezzo), fornito dallo stesso W.A.C., che permette di monitorare i suoi spostamenti e di documentare la sua capacità di reinserirsi nell’eventuale branco di appartenenza.

Nei mesi successivi al rilascio, le operazioni di monitoraggio sul territorio (telemetria da terra, sopralluoghi, avvistamenti, tracciatura su neve) sono state portate avanti dal Centro stesso, in stretta collaborazione con gli agenti del Corpo di Polizia Provinciale di Bologna e con il prezioso supporto dei tecnici del W.A.C.

Quello di Lilith è per il Centro un grande traguardo che ancora una volta ci parla della straordinaria voglia di vivere di questi splendidi predatori e di come un costante lavoro di squadra possa portare ad ottenere risultati incredibili.

Video: la storia della lupa Lilith

 

19 Novembre 2013 – La morte di Lilith

Grazie alla fondamentale collaborazione tra il W.A.C., gli operatori del Centro Recupero Monte Adone e la Polizia Provinciale di Bologna, sono state portate avanti importanti operazioni di monitoraggio sul territorio (fototrappolaggio, telemetria da terra, sopralluoghi, wolf-howling) che avevano permesso già all’inizio di ottobre di “catturare” Lilith in alcune immagini video che hanno consentito di constatare le sue ottimali condizioni di salute, il suo comportamento del tutto schivo nonché la presenza stabile di altri lupi nel territorio da lei occupato, un elemento che poteva essere favorevole al suo reinserimento oppure ad un suo graduale allontanamento in cerca di un territorio libero.

VIDEO: uno scorcio di libertà di Lilith

In una prima fase la lupa ha compiuto spostamenti piuttosto limitati, occupando un’area di pochi kmq intorno al sito di rilascio. Nella seconda fase, coincidente con le ultime settimane, ha iniziato a compiere movimenti a lungo raggio, dai 5 ai 20 km circa (stima minima basata sul collegamento diretto tra successive localizzazioni GPS).

In data 6 novembre 2013 il collare GPS-GSM di cui era dotata Lilith, come da programmazione, ha inviato via e-mail le localizzazioni dell’animale relative ai primi giorni di novembre, purtroppo però non portando buone notizie.

Le ultime localizzazioni mostravano uno spostamento consistente di alcune decine di chilometri della lupa, dalle zone di Monzuno attraverso il territorio di Monghidoro, fino alla zona di confine con la regione Toscana per arrivare nel comune di Casalfiumanese dove, in prossimità della S.P. 21 che va da Sassoleone e Giugnola, la lupa Lilith era deceduta.

I collari GPS-GSM sono strumenti molto precisi e, oltre alla localizzazione dell’animale sono in grado di rilevarne anche il decesso, qualora questo rimanga immobile per oltre 6 ore; in questo caso forniscono la possibilità di ritrovare con precisione l’esemplare morto senza lasciare dubbi interpretativi sui dati registrati. La mortalità viene infatti comunicata ai gestori del radiocollare tramite una e-mail di allerta, la quale come oggetto riporta in inglese proprio queste parole: “Rilevato evento di mortalità”.

Ricevuto il messaggio e trasformati i dati inviati dal collare della lupa, il WAC ha avvisato tempestivamente il Centro Monte Adone che, dopo aver allertato la Polizia Provinciale di Bologna, immediatamente si è attivato per il recupero della carcassa.

La lupa si trovava a poche decine di metri dalla strada provinciale e, grazie alle precise localizzazioni e all’ausilio dell’attrezzatura per il radiotracking, intorno alle 18 è stata trovata accucciata sotto ad un fitto cespuglio. Lilith era in ottime condizioni fisiche: la folta pelliccia ormai invernale non mostrava più alcun segno degli interventi chirurgici dei mesi precedenti e lo stato di nutrizione era ottimale.

Controllando con attenzione il corpo, gli operatori del Centro hanno notato subito una profonda lacerazione tra il collo e il petto. Le radiografie, unitamente all’esame necroscopico effettuato in data 8 novembre presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Bologna, hanno escluso lesioni riconducibili a colpi d’arma da fuoco, avvelenamento o ad un incidente stradale, ma hanno evidenziato come la lacerazione presente fosse compatibile con una ferita inferta da un cinghiale.

La morte della lupa Lilith non è quindi riconducibile ad un incidente stradale, né ad un episodio di bracconaggio: Lilith è morta per cause naturali. Dopo alcuni giorni di digiuno dovuto al lungo spostamento effettuato, nella lotta per la sopravvivenza Lilith ha avuto semplicemente la peggio.

Il dispiacere per tutti noi è sicuramente stato grande e per chi conosceva la sua storia, tutto ciò può apparire triste, ingiusto o prematuro rispetto alla sua liberazione, avvenuta un mese e mezzo fa. Tuttavia queste sono le leggi della Natura, a cui Lilith è tornata a rispondere dopo il suo rilascio.

Quello ottenuto è stato un risultato molto importante, anche in considerazione delle scarse informazioni che si hanno sul destino degli animali recuperati e rilasciati in natura, soprattutto dopo una riabilitazione così lunga e complessa.

A seguito della ricomparsa e soprattutto dell’aumento dell’areale di distribuzione della specie, verificatosi lentamente nel corso degli ultimi venti anni, il rinvenimento di lupi in cattivo stato di salute, feriti o avvelenati è diventato un evento sempre più comune in Appennino settentrionale. Tali eventi consentono la raccolta di informazioni relative a fattori di maggiore vulnerabilità per la specie, fondamentali per poter sviluppare efficaci programmi di conservazione. In questi casi l’efficacia e la tempestività degli interventi sono necessari per poter intervenire adeguatamente; in particolare, nel caso di un lupo ferito, la rapidità e l’adeguatezza dell’intervento sono fattori fondamentali per il potenziale recupero dell’esemplare allo stato naturale. D’altra parte, il recupero e l’eventuale liberazione di un esemplare di lupo ferito richiede l’integrazione di competenze e professionalità diverse; all’indispensabile professionalità del medico veterinario esperto nella cura di animali selvatici, devono essere associate le competenze di biologi che monitorano la popolazione sul territorio e che sono in grado quindi di utilizzare informazioni aggiuntive, quali ad esempio la presenza di nuclei familiari stabilmente presenti e a cui il lupo possa appartenere, che consentano di massimizzare il successo di una reintroduzione in natura, stabilendo tra le altre cose anche quale sia il momento ed il luogo migliore per la liberazione.

Su questo fronte, il caso della lupa Lilith ha indiscutibilmente dato avvio a una preziosa collaborazione tra soggetti diversi (pubblici e privati) che, superando con determinazione e caparbietà la frammentazione e i confini delle competenze istituzionali, consentirà senza alcuna ombra di dubbio anche in futuro altri interventi di soccorso a lupi in difficoltà nell’area dell’Appennino tosco-romagnolo.

 

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