DAL BUIO, IN VOLO VERSO LA LIBERTÀ

La storia di 61 uccelli da richiamo sequestrati

Nel giugno 2018 ci sono stati affidati 61 esemplari di merli, tordi bottaccio, tordi sassello e cesene, posti sotto sequestro amministrativo e penale per contraffazione, detenzione illecita e maltrattamento dal Corpo di Polizia Locale della Città Metropolitana di Bologna.

Gli uccelli, utilizzati come richiami vivi per la caccia da appostamento, erano detenuti in gabbie piccolissime, all’interno di un locale chiuso, completamente al buio e in condizioni igieniche deplorevoli. Inoltre, alcuni esemplari erano sprovvisti di anello identificativo, obbligatorio ai fini della regolare detenzione, e in altri soggetti era possibile rimuovere le fascette che dovrebbero invece essere inamovibili.

Al momento del loro arrivo mostravano gravi problematiche fisiche e comportamenti stereotipati da stress, tipici degli uccelli da richiamo detenuti per lunghi periodi in gabbia e in condizioni non idonee: lesioni della cute e del piumaggio – in alcuni casi compromesso per sempre -, pregresse fratture e mutilazioni delle ali, lesioni del becco, lesioni agli occhi (in alcuni casi cecità).

Alcuni di loro purtroppo non ce l’hanno fatta.

Durante le prime settimane sono stati necessari diversi accertamenti sanitari; la lunga detenzione in queste gravi condizioni ha reso necessario un periodo di cure nonché un delicato e graduale adattamento prima che potessero essere trasferiti in uno spazio idoneo.

Tutti identificati con una fascetta numerata, sono stati trasferiti in un’ampia voliera di riabilitazione immersa nel bosco; con i loro tempi sono timidamente usciti dalle vecchie gabbie e hanno potuto riassaporare la luce del sole e ricominciare a volare.

A causa del protrarsi dell’iter giudiziario, rivelatosi più articolato e complesso del previsto, nell’estate 2019 si è reso necessario trasferire gli uccelli in uno spazio climatizzato completamente allestito per loro.

Infatti per cesene e tordi sassello le temperature calde sono molto rischiose e durante la stagione estiva migrano in ambienti freddi.

Finalmente in una splendida giornata autunnale, dopo un anno e mezzo dal momento del loro sequestro, rimossi dalle loro zampe tutte le fascette e gli anelli identificativi, insieme agli agenti della Polizia Locale della Città Metropolitana di Bologna abbiamo potuto ridare loro la libertà.

Il procedimento penale non si è ancora concluso e spetterà alla giustizia mettere la parola fine a questa triste vicenda.

Al di là di questo risultato, l’utilizzo dei richiami vivi a scopo venatorio merita un’attenta riflessione.

Gli uccelli utilizzati come richiami vivi (merlo, tordo bottaccio, tordo sassello, cesena, pavoncella, allodola e colombaccio), sia provenienti da allevamenti sia, fino al 2015, ancora lecitamente catturati in natura da parte delle amministrazioni pubbliche, trascorrono la vita all’interno di gabbie appena più grandi di un foglio A4 (30 cm x 25 cm). Generalmente maschi, vengono detenuti per lunghi periodi completamente al buio (“chiusa”) affinché cantino quando vengono trasferiti alla luce nei luoghi di appostamento, per attirare esemplari liberi che verranno abbattuti.

Ogni anno si stima che in Italia per tutto l’arco del periodo venatorio vengano uccisi 17 milioni di piccoli uccelli. Continui sono i tentativi di estensione temporale e le proposte di legge per la caccia in deroga ai piccoli uccelli migratori. L’Italia è inoltre un Paese dove un gran numero di uccelli compie il proprio passaggio durante il periodo migratorio e dove è quindi possibile catturare numerosi esemplari, mettendo a rischio più specie.

La cattura illegale, come noto anche da alcuni recenti fatti di cronaca, è ancora largamente diffusa; molti di questi esemplari, infatti, vengono catturati in natura con metodi spesso cruenti e mortali e attraverso il prelievo di uova e pulli. Gli animali vengono poi “regolarizzati” all’interno di alcuni allevamenti privati attraverso l’applicazione di anelli contraffatti e caricati sui registri come animali nati in allevamento.

Dopo diversi tentativi di deroghe al divieto dell’uso di reti per la cattura che sono costate all’Italia inchieste, procedure di infrazione e condanne da parte della Corte di Giustizia europea, oggi finalmente vi è stato un importante cambio di passo. Infatti anche il Consiglio di Stato il 12 Dicembre 2019 si è pronunciato in merito alla non legittimità di questo metodo di cattura e all’opportunità di utilizzare metodi alternativi ai richiami vivi.

Siamo davvero contenti di poter condividere proprio oggi che è la Vigilia di Natale con tutti voi questa bellissima storia di speranza e ritrovata libertà!

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GUARDA IL VIDEO CHE RACCONTA LA LORO STORIA!

Questa storia è raccontata in video grazie alla collaborazione con Federica Ruozi di Popcult Docs, musiche Riccardo Nanni.

 

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