Dal 1997 ad oggi il Centro ha ospitato 13 scimpanzé, tutti affidatici nel corso degli anni a seguito di sequestro da parte delle Autorità competenti (per commercio/detenzione illeciti), o di rinvenimento sul territorio nazionale.
Il Centro, che si propone quando possibile di essere una struttura di accoglienza temporanea, è riuscito in più casi a ricollocare alcuni di questi animali all’interno di specifici progetti in centri e parchi europei ed extraeuropei; quando ciò non è possibile, gli animali vengono ospitati in via definitiva.
Il continuo affidamento di Primati testimonia come il traffico illegale di animali esotici, nonostante la legislazione vigente, sia tuttora fiorente; ricordiamo infatti che questo accade sebbene tutti i Primati, ai sensi della Legge 150/92, rientrino nella Lista degli animali pericolosi e nonostante la Red List pubblicata dall’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) veda ormai più di 180 specie di primati (scimmie e proscimmie) a rischio di estinzione.
Fin dal loro arrivo presso la nostra struttura, i Primati hanno il più delle volte già subito diversi traumi psicologici nonché fisici; abbiamo spesso rilevato chiari segni di stress dovuti ad una precedente cattiva detenzione (movimenti stereotipati, autolesionismo, aggressività, ecc.) e notato come il loro attaccamento all’uomo si dimostrasse predominante rispetto ad ogni altra esigenza.
Occorre sempre un periodo di riabilitazione prima che questi esemplari possano ritrovare il loro equilibrio psico-fisico e si possa cominciare a pensare al loro inserimento con un altro individuo o un gruppo; i volontari si sono quindi dovuti impegnare per garantire loro un pieno recupero sia psicologico-comportamentale che fisico, oltre naturalmente a svolgere tutte le mansioni basilari, quali fornire loro un’alimentazione corretta ed equilibrata nonché assicurargli un alloggiamento idoneo.
La collocazione dei Primati presso le strutture del Centro tiene conto di diversi aspetti: età e sesso dell’animale in primis, ma anche il carattere dell’individuo che, nella maggioranza dei casi, si trova per la prima volta di fronte a suoi simili con i quali deve quindi imparare a rapportarsi e a comunicare.
Uno degli obiettivi fondamentali è quindi di ridurre gradatamente il rapporto esclusivo con l’uomo e di indirizzare la socialità dell’esemplare verso un altro individuo della stessa specie.
La storia
Il 30 ottobre 1997 il Centro ha ospitato i primi 6 scimpanzé (Pan troglodytes spp.), scimmie antropomorfe (la linea evolutiva di mammiferi più vicina geneticamente e morfologicamente all’uomo), divenuti oggetto di confisca da parte del Corpo Forestale dello Stato di Roma, in applicazione alla legge 150 del 7.2.92 e successive modifiche ed integrazioni, che recepisce i termini della Convenzione Internazionale di Washington, detta CITES, riguardante commercio di specie minacciate d’estinzione.
Questi primati sono inclusi nell’Appendice I (regime di massima protezione) della suddetta Convenzione.
Cico, Jimmy, Lulù, Piero, Baby, e Bambi devono i loro nomi e la loro prigionia ad un noto circo italiano (il Circo di Madrid); catturati in aree diverse dell’Africa centrale sono stati importati illegalmente in Italia, probabilmente ancora molto piccoli, per essere utilizzati nel circo, dove hanno vissuto per molti anni, addestrati ad esibirsi in spettacoli di vario genere. Gli scimpanzé, oltre ad essere stati importati e detenuti illegalmente, quando non è stato più possibile utilizzarli negli spettacoli, sono stati detenuti per anni in condizioni pessime (gabbie di m. 1x1x1.20) all’interno di una struttura metallica fatiscente montata su un autocarro al seguito del Circo di Madrid.
La confisca definitiva di questi esemplari è stata l’epilogo di una vicenda dai risvolti giudiziari ed etico-morali le cui intricate vicissitudini e sviluppi sono stati spesso al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica italiana ed europea.
Non ultima l’emergenza causata dal reale pericolo per la pubblica incolumità’ (tutti i primati fanno parte della lista degli animali pericolosi, redatta dal Ministero dell’Ambiente) costituito dal gruppo di scimpanzé’, la cui aggressività’, già’ nota e tipica della biologia di questa specie, è stata alimentata dalle cattive condizioni di detenzione.
Ricordiamo, inoltre, l’estrema difficoltà’ di collocazione in Italia e all’estero di esemplari sequestrati e confiscati dalle Autorità’ Giudiziarie competenti, a causa dell’inesistenza di idonei centri pubblici per l’affidamento di specie animali esotiche.
La motivazione che ha indotto il Centro ad accettare di ospitare detti esemplari, nonostante la mancanza di una struttura adatta (che, tra enormi difficoltà’, è comunque stata realizzata) va ricondotta alle finalità’ stesse che caratterizzano il Centro e al fatto che nessun altra associazione prima se ne era fatta carico.
La specie in questione viene ormai considerata dal mondo scientifico (genetisti, etologi, zoologi, psicologi, antropologi) come la più’ vicina all’uomo, non solo a livello genetico (il 98% del DNA sembra essere in comune con l’Homo sapiens), ma anche a livello comportamentale ed emozionale; è stato infatti dimostrato scientificamente che, al pari dell’uomo, le scimmie antropomorfe sono in grado di gioire o di soffrire di condizioni di vita non dignitose, di maltrattamenti e stress causati in massima parte dall’uomo.
Dopo i primi 6 scimpanzé nel marzo del 2001, all’età di circa 22 anni, è arrivata Dani (anno stimato di nascita: 1979), un bellissimo esemplare femmina di scimpanzé proveniente da uno zoo del Sud Italia; dopo oltre dieci anni trascorsi in solitudine, Dani ha finalmente trovato un gruppo di suoi simili con cui confrontarsi e trascorrere le giornate. Dopo un primo periodo di adattamento, Dani ha da subito stretto forti rapporti con gli altri membri del suo gruppo, in particolare con Jimmy e Lulù, i due scimpanzé più giovani del gruppo e a cui fin da subito ha fatto un po’ da mamma e un po’ da sorella maggiore.
Oggi trascorre il suo tempo fra giochi, lunghe sedute di grooming e inevitabili “discussioni” che si concludono poi con strette di mano e baci di riappacificazione.
Il 3 maggio 2001 il Centro ha avuto il grande onore di ospitare la famosa primatologa Jane Goodall che ha vissuto per più di trent’anni in Africa studiando il comportamento degli scimpanzé nel loro ambiente naturale.
Con nostra immensa emozione, al suo arrivo al Centro, la Dr.ssa Jane ha subito voluto incontrare gli scimpanzé nostri ospiti e si è intrattenuta a lungo con ognuno di loro, ricambiando i versi di saluto tipici della specie.
Si è inoltre tenuta una conferenza stampa durante la quale sono stati illustrati i progetti del Jane Goodall Institute e sono state evidenziate le problematiche che stanno portando all’estinzione questi magnifici primati, nostri stretti parenti dal punto di vista evoluzionistico e genetico.
Poi, nel mese di settembre del 2002, è arrivato Oliver, un piccolo di circa tre anni (anno stimato di nascita: 1999) sequestrato ad un circo per detenzione illecita. Vissuto sempre a stretto contatto con l’uomo, con il quale si è immedesimato a tal punto da non sentirsi più uno scimpanzé, al suo arrivo al Centro non è stato naturalmente possibile inserirlo con gli esemplari adulti già presenti e così, per circa un anno, è stato gestito direttamente dai responsabili del Centro. Occuparsi di lui è stato sicuramente gratificante e fonte di intense emozioni, ma anche tanto impegnativo! A questa età, infatti, i piccoli di scimpanzé hanno un costante bisogno di attenzioni, non sopportano di stare soli e vanno quindi seguiti costantemente, durante tutta la giornata. Come per i piccoli umani, anche gli scimpanzé necessitano di una figura materna che si prenda cura di loro, si occupi della loro alimentazione e pulizia, li tenga lontano dai pericoli e insegni loro a vivere in un gruppo, nonché di “sorelle maggiori” che sostituiscano ogni tanto la mamma nelle incombenze quotidiane e di amici con cui giocare, fare la lotta e andare in cerca di avventure.
I volontari del Centro si sono quindi calati nei diversi ruoli, in turni di “baby-sitting” giornalieri di circa un’ora e mezza (…per turni più lunghi avremmo visto i volontari soccombere), per dare a Oliver un equilibrio psicologico fondamentale per il suo benessere e parallelamente seguirne il suo inserimento nei gruppi preesistenti.
Nonostante, a detta di molti primatologi, un adattamento con gli adulti si sarebbe rivelato impossibile da realizzare, non abbiamo mai perso la speranza di poter inserire Oliver nel gruppo di cui oggi (con nostro grande orgoglio!) fa parte.
Ci è voluto un anno intero di sguardi, piccoli gesti, poi tocchi e coccole: alla fine è stato Oliver a scegliere, facendoci capire, in maniera inequivocabile, di voler stare con i suoi simili.
Per sostenerci e consigliarci in questo importante passo, ha accettato il nostro invito la Dott.ssa Gundi Scharpf, direttrice per molti anni del Giardino Zoologico e Botanico del Wilhelma, in Germania, con decennale e consolidata esperienza nella gestione delle scimmie antropomorfe in cattività.
E così, tra lacrime, dubbi e molto timore, il 12 ottobre 2003, abbiamo deciso di inserire Oliver nel gruppo sopra menzionato. Chiudere la porta alle sue spalle è stato alquanto traumatico per noi, ma l’obiettivo, anche in questo caso, doveva essere lo stesso: il bene e il rispetto di chi amiamo.
Sicuramente Oliver, non più libero di scorrazzare per il Centro, ha portato, oltre ad una tranquillità a cui non eravamo più abituati, un grande vuoto, soprattutto nei primi tempi. E’ però immensamente gratificante poterlo vedere giocare e arrampicarsi sulle corde o su di una delle piattaforme della struttura, con una sorella maggiore, Lulù, che ha ritrovato qualcuno che le ha ricordato di essere ancora un’adolescente; con Cico, che può finalmente colmare il suo desiderio di fare il “grooming” tutto il giorno; con Jimmy, che adora imboccarlo cedendogli parte del suo cibo, come fosse il suo fratello minore ed, infine, con Dany, che fin da subito ha rivestito la funzione di “mamma adottiva”, proteggendolo e amandolo in modo del tutto speciale, come se fosse da sempre stato il suo piccolo e costruendo per lui il “nido” ogni sera. Ancora oggi, nonostante Oliver sia ormai un maschio adolescente ben inserito, lei si dimostra sempre molto amorevole e premurosa.
Nel maggio del 2004, il Centro ha accolto altri 4 scimpanzé, Pepé, Caterina, Pina e Lucy, provenienti dallo zoo di Napoli a seguito delle ben note e tristi vicende che hanno visto protagonista la struttura partenopea e il suo fallimento.
Tre dei quattro esemplari, Pepè, Pina e Lucy, erano stati affidati allo zoo di Napoli dopo essere stati sequestrati dal Corpo Forestale dello Stato a diverse realtà circensi per detenzione illecita. Caterina invece è nata all’interno dello zoo stesso. Di Lucy in particolare sappiamo che, prima di arrivare allo zoo, è stata sfruttata da un circo per pattinare sul ghiaccio.
Dopo le operazioni di trasferimento, i nuovi arrivati si sono risvegliati in quella che è diventata la loro nuova casa: ad uno ad uno hanno aperto gli occhi e, ancora un po’ intontiti, hanno cominciato ad esplorare la struttura, mentre gli otto scimpanzé già presenti, li hanno accolti con grande curiosità e con una serie di sonori pant-hoots (vocalizzi).
Il 6 giugno 2013 è giunta al Centro Minnie, una femmina di circa 28 anni d’età, affidataci dal Corpo Forestale dello Stato a seguito di un sequestro per detenzione illecita ad una struttura zoologica del Lazio.
Minnie ha trascorso tutta la vita a contatto con l’uomo, senza aver avuto la possibilità di vivere con i suoi simili se non nei primi anni di vita e questo ha inevitabilmente segnato il suo carattere; inoltre, l’aver vissuto in uno spazio sicuramente ampio, ma non idoneo alle esigenze di uno scimpanzé, ha condizionato anche il suo sviluppo fisico, rendendola esile e con una muscolatura non ben sviluppata.
Prima del suo arrivo al Centro il suo contatto con l’uomo era totale e ha inevitabilmente influenzato tutte le sue abitudini e i suoi comportamenti. Ci teniamo a precisare che Minnie, a differenza di altri scimpanzé sfruttati all’interno di un circo, non ha subito maltrattamenti fisici, intesi come percosse, e si è subito distinta per la sua dolcezza e per la sua tranquillità.
I nostri ospiti
Con grande soddisfazione possiamo dire che oggi tutti gli scimpanzé ospitati, nonostante i differenti tempi di arrivo, le differenze di età, di sesso e di carattere, si sono completamente ambientati nella struttura a loro destinata e si sono perfettamente inseriti all’interno dei due gruppi sociali creati.
Arricchimenti
Uno dei maggiori fattori di stress per gli animali in cattività è l’inattività dovuta alla mancanza di stimoli adeguati.
Per questo motivo, il Centro ha messo a punto uno specifico programma che prevede, per ciascuna specie ospitata, una serie di arricchimenti studiati per migliorarne il benessere.
Ve ne sono di diversi tipi: l’arricchimento ambientale mira a migliorare l’ambiente in cui l’animale vive, anche dal punto di vista sensoriale e occupazionale, l’arricchimento sociale quello di assicurare il contatto con individui della stessa specie o di specie differenti, infine l’arricchimento alimentare ha il fine di fornire cibo diversificato e distribuito con modalità particolari.
Per quanto riguarda gli scimpanzé, i volontari dedicano una parte importante del loro tempo alla realizzazione dei suddetti arricchimenti tra i quali quelli di maggior successo sono il “finto-termitaio”, che gli scimpanzé utilizzano aiutandosi con frasche che loro stessi ripuliscono da tutte le foglie, i dispensatori di cibo, ovvero contenitori di vario genere con cibo nascosto all’interno, le coperte, e non ultimi i disegni!
Per quanto riguarda i disegni, molto simili agli “scarabocchi” che può realizzare un bambino di 3 anni, è stato riscontrato un collegamento tra la capacità di socializzare di ciascun individuo e la predisposizione ad una maggiore produzione artistica; infatti, gli scimpanzé che hanno fatto più disegni sembrano essere quelli che interagiscono maggiormente con le persone.
Il tempo che dedicano all’attività di pittura varia di volta in volta per ogni scimpanzé, passando da qualche minuto fino ad un paio d’ore.
E’ particolare come tutti i nostri scimpanzé tendano all’isolamento nel momento in cui dimostrano la volontà di proseguire a disegnare per un tempo maggiore. In più di un’occasione, infatti, si spostano verso luoghi della struttura più isolati.
Hanno inoltre dimostrato di prediligere determinati colori ad altri. Considerando l’insieme delle produzioni di tutti gli scimpanzé – oltre 100 – i colori utilizzati con maggiore frequenza sono il rosso, il verde e il giallo.