Cervidi

Sono soprattutto le specie appartenenti ai cervidi (cervo, daino e capriolo) quelle che arrivano in maggior numero al Centro; in particolare la specie che il Centro recupera con più frequenza è il capriolo, raggiungendo oltre 200 esemplari ogni anno.

Il Centro rappresenta la struttura di riferimento per la cura di fauna selvatica autoctona ferita o debilitata rinvenuta nell’ambito della provincia, recuperata dal Centro stesso ma anche direttamente consegnata dai privati cittadini o dalle Forze dell’Ordine.

Cervo, daino e capriolo rientrano nell’elenco della cosiddetta fauna pericolosa, ai sensi del Decreto Ministeriale del 19/04/96, previsto dalla Legge n. 150 del 07/02/92 e, pertanto, il recupero e il soccorso delle stesse prevede specifiche competenze e professionalità.

Il Centro interviene anche per sedare cervidi rinvenuti in difficoltà o costituenti pericoli, mediante l’uso di fucile narcotizzante, sulla base delle indicazioni e con la collaborazione dei Servizi Veterinari dell’A.U.S.L.

Tra le numerose richieste di intervento, un’alta percentuale è rappresentata da cervidi rinvenuti feriti o in difficoltà anche all’interno di aree urbane. Due sono i fattori che creano la possibile interazione fra animali selvatici e popolazione umana: da una parte l’aumento della loro consistenza numerica e dei loro areali di alimentazione spostati fino alla pianura, dall’altra la maggiore antropizzazione dell’area pedemontana e collinare. Quest’ultima infatti ha portato all’aumento di abitazioni, di recinzioni private e di strade – anche a scorrimento veloce – in ambienti fino ad oggi abitualmente frequentati solo dalla fauna selvatica.

Principale conseguenza di questi aspetti è l’aumento degli incidenti stradali con collisioni che coinvolgono automobilisti di passaggio e gli animali nei loro spostamenti alimentari o di dispersione notturna. Gli incidenti stradali, infatti, sono sicuramente la causa principale di recupero da parte degli operatori del Centro.

Non secondario è l’animale cosiddetto “inurbato” con casi di cervidi intrappolati all’interno di reti e recinzioni private anche in piena città.

Si è rivelato davvero molto prezioso l’investimento fatto per l’acquisto dell’ambulanza che è stata utilizzata per diversi recuperi di cervidi sul territorio, con particolare riferimento ai cervi e a i daini adulti, per i quali in passato eravamo costretti ad utilizzare il vecchio furgone. L’ambulanza, oltre che per i recuperi si è rivelata particolarmente preziosa anche per il trasporto degli esemplari feriti verso l’ospedale veterinario con cui collaboriamo.

I cervidi (cervo, daino, capriolo) sono animali estremamente stressabili che hanno bisogno – oltre alle cure veterinarie – di una gestione che richiede attenzioni del tutto particolari, soprattutto nei lunghi periodi di degenza.

Gli animali recuperati, vengono accolti nelle strutture del Centro dove, grazie alla collaborazione con numerosi veterinari, ricevono le cure e le terapie necessarie. Gli esemplari vengono quindi sottoposti ad un programma di riabilitazione mirato al pieno recupero delle loro funzionalità, condizione necessaria per il successivo reinserimento in natura.

Per la gestione dei cervidi feriti il Centro si è attrezzato con diverse strutture destinate alla degenza e alla riabilitazione degli esemplari recuperati. A questo scopo è stata realizzata un’area di prima accoglienza composta da 5 box schermati in legno di diverse dimensioni e da un recinto di sgambamento di circa 450 mq.

Tutto il nostro impegno è esclusivamente finalizzato a rimediare i danni, anche involontari, compiuti dall’uomo. Non servono parole per descrivere la nostra gioia ogni volta che possiamo restituire la libertà agli animali che abbiamo curato.

Elevato è anche il numero di cervidi che arrivano al Centro quando hanno solo pochi giorni di vita.

Le ragioni dell’arrivo di questi ultimi sono essenzialmente due:

  • vengono raccolti nel bosco da privati cittadini poiché erroneamente ritenuti abbandonati
  • vengono feriti, durante la stagione degli sfalci, dalle macchine agricole

I piccoli di capriolo nascono in un periodo che va da aprile a giugno e nelle prime tre settimane di vita non sono in grado di seguire la madre, per questo rimangono nascosti nel bosco o nei prati in attesa che la madre vada ad allattarli. È proprio in questo periodo così delicato che può capitare di incontrarli; bisogna tenere sempre presente che la madre è nei dintorni, quindi, oltre a non essere raccolti, non devono nemmeno essere toccati poiché la madre, sentendo sul piccolo l’odore dell’uomo, lo abbandonerebbe.

Durante la stagione degli sfalci, coincidente molto spesso con il periodo dei parti, vengono spesso ritrovati caprioletti feriti, anche gravemente dalle macchine agricole. I piccoli di capriolo quando avvertono un rumore o un eventuale pericolo, non hanno l’istinto di scappare ma di nascondersi schiacciandosi sul terreno (“pronazione”); è proprio per questo motivo che vengono spesso inevitabilmente feriti dai mezzi agricoli.

Meno incidenti e casi di raccolta ci sono per daini e cervi, infatti, in queste due specie il piccolo segue la madre già dopo 24-48 ore nel primo caso e dopo 3-4 giorni nel secondo.

Tutti i piccoli all’arrivo necessitano di continue cure veterinarie e specifiche attenzioni; un capriolo alla nascita pesa circa 1,5 Kg e deve essere allattato ogni 3 ore.

Per quanto riguarda il futuro di questi piccoli, bisogna ricordare che non sono poche le difficoltà causate dall’inevitabile imprinting al quale vanno incontro quando vengono allattati in cattività.

Proprio per questo motivo, il Centro porta avanti ormai dal 2000 un progetto di allattamento per i caprioletti allevati in cattività; i volontari, infatti, allattano i piccoli attraverso una sagoma imbalsamata di capriolo (ideata in collaborazione con il biologo, Dott. Riccardo Fontana), cercando così di limitare l’imprinting degli stessi per un troppo stretto contatto con l’uomo.

I risultati ottenuti fino ad oggi sono eccellenti: infatti tutti gli esemplari allattati con quella che è stata chiamata “mamma Fernanda”, non hanno mostrato nessun segno di imprinting e si sono adattati senza nessuna difficoltà alla vita selvatica all’interno delle aree di destinazione.

In questi ultimi anni infatti cervidi recuperati sono stati inseriti all’interno di idonee aree protette e nella maggioranza dei casi, dopo il necessario periodo di riadattamento, sono stati rilasciati in natura.

Per la gestione dei piccoli dei cervidi il Centro si è attrezzato con una vera e propria nursery: realizzata all’interno di un’area boschiva per meglio rispettare la biologia degli esemplari e per ridurre lo stress durante la riabilitazione, la nursery è composta da un recinto di 700 mq con annesso un ampio ricovero in legno.

In alcuni casi la natura ci ha davvero stupiti! Esemplare è la storia di Dalia, una femmina gravida di capriolo, investita da un’auto e soccorsa dal Centro. I suoi piccoli purtroppo non ce l’hanno fatta ma scoprite quello che è successo dopo:

 

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